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Credere in qualcosa: un bisogno profondo e una risorsa per rinascere

La Pasqua, al di là del suo significato religioso, è per molti un momento che segna una pausa, un passaggio, un’occasione per guardarsi dentro. Simbolo di rinascita, trasformazione e speranza, questa festa può essere l’occasione per porci una domanda fondamentale: in cosa credo io? Cosa dà senso alla mia vita? Cosa mi sostiene nei momenti difficili? A cosa mi affido quando tutto sembra incerto?


Le risposte a queste domande possono riguardare diversi temi, ma tutte hanno un proprio valore. C'è chi crede in Dio e trova nella fede religiosa un punto fermo, ovvero un senso più grande a cui affidarsi nei momenti di smarrimento, ma c’è anche chi, invece, si sente vicino a una forma di spiritualità più personale, non legata a una religione specifica. In questo caso, a fare da guida è la connessione con la natura, con l’universo, con qualcosa che va oltre il visibile. Alcuni credono nella scienza, nella conoscenza, nel progresso e si affidano alla razionalità, mentre altri trovano un senso nell'amore, nell'amicizia, nella capacità delle persone di sostenersi a vicenda. Si può credere negli esseri umani, nella forza delle relazioni, nella solidarietà, ma anche nell’arte, nella bellezza, nei piccoli gesti quotidiani. Al di là di ciò in cui si crede, tuttavia, ciò che davvero conta è il fatto stesso di credere in qualcosa: è questo atto interiore che ci dà orientamento, che ci sostiene nei momenti difficili e che ci permette di trovare significato anche quando tutto sembra confuso o instabile.


Credere in qualcosa è un bisogno umano profondo che risponde ad un’esigenza di un senso, di uno scopo, di una direzione da seguire, di qualcuno o qualcosa che ci faccia da guida (…). La psicologia, a riguardo, ci insegna che la soddisfazione di questa necessità è una delle chiavi più importanti per il benessere mentale. Quando una persona perde il contatto con ciò che per lei ha valore, infatti, spesso sperimenta smarrimento, apatia, ansia o crisi esistenziali. Nel momento in cui si ritrova qualcosa in cui credere – anche solo un piccolo gesto quotidiano che ha significato – questo può diventare il primo passo verso una forma di rinascita personale.


Credere, però, significa anche affidarsi. È un atto di fiducia nel fatto che, nonostante le difficoltà, qualcosa di buono può ancora nascere. Non è cieco ottimismo, ma un atteggiamento interiore che permette di affrontare le sfide con uno sguardo diverso, meno centrato sulla paura e più orientato alla possibilità. Questo si estrinseca anche nella stanza di terapia, ogni volta che un paziente varca la soglia con un – seppur minimo – desiderio di cambiamento e miglioramento: aiutare le persone a riscoprire ciò in cui credono è spesso una parte centrale del percorso terapeutico, ma richiede affidamento rispetto al fatto che sia possibile smuovere la realtà che si sta vivendo e cambiarne la direzione. Non si tratta di imporre convinzioni, ma di accompagnare ciascuno a riconnettersi con ciò che dà significato alla propria esistenza.


Più in generale, possiamo affermare che, in un tempo in cui tutto sembra muoversi velocemente e molte certezze vacillano, credere in qualcosa diventa un atto rivoluzionario e profondamente umano. Che sia l’amore, la giustizia, la bellezza, la natura, il cambiamento… Ciò che conta è che risuoni dentro di noi, ci guidi e ci sostenga.

In questo periodo di Pasqua – simbolo universale di passaggio e trasformazione – possiamo concederci uno spazio per ascoltarci e chiederci: qual è il mio centro? Quali sono i miei valori? In cosa scelgo di credere oggi?


Non è necessario avere risposte definitive, né soluzioni immediate. A volte basta anche solo fermarsi, farsi queste domande con sincerità e lasciare che emergano piccoli segnali, intuizioni, desideri messi da parte. In un mondo che spesso ci chiede di correre, di performare, di rispondere sempre a tutto, ritagliarsi un momento per riconnettersi con ciò che ha senso per noi è già un atto di cura. Perché a volte, anche solo riscoprire una scintilla di senso, una direzione, una parola che ci parla dentro, può bastare per iniziare a rinascere. Credere in qualcosa – qualunque cosa parli davvero al nostro cuore – può fare la differenza tra il sentirsi persi e il sentirsi in cammino.



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