ADHD: Capire il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività
- Carlo Trionfi
- 2 giorni fa
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Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, noto come ADHD (dall’inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder), è una condizione neuropsichiatrica che influisce sulla capacità di una persona di concentrarsi, controllare gli impulsi e regolare il comportamento. Non è semplicemente “essere distratti” o “iperattivi”: si tratta di un disturbo complesso che può influenzare significativamente la qualità della vita.
Sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività
Le caratteristiche tipiche dell’ADHD possono variare molto da persona a persona e possono cambiare nel tempo. Le principali caratteristiche dell’ADHD riguardano:
Disattenzione: difficoltà a mantenere l’attenzione, a organizzarsi, a seguire istruzioni o a terminare i compiti.
Iperattività: attività motoria eccessiva, agitazione, difficoltà a stare fermi o a mantenere la calma.
Impulsività: comportamenti affrettati, interruzione degli altri, difficoltà ad attendere il proprio turno.
Decorso del disturbo
L’ADHD si manifesta in modo diverso a seconda della fase di sviluppo della persona.
Nell’età prescolare, i sintomi sono particolarmente intensi: i bambini sono molto iperattivi, impulsivi, spesso aggressivi e privi di paura, con frequenti crisi di rabbia e difficoltà a posticipare le gratificazioni..
Durante la scuola primaria, l’iperattività può attenuarsi, mentre diventano più evidenti la disattenzione, l’impulsività e i problemi scolastici. I bambini tendono a evitare compiti impegnativi e possono avere atteggiamenti oppositivi verso adulti e autorità.
In adolescenza, prevalgono le difficoltà di attenzione e organizzazione della vita quotidiana, con una sensazione interna di instabilità. Possono emergere anche problemi relazionali, comportamenti a rischio, bassa autostima e ansia.
Nell’età adulta, i sintomi diventano più interiorizzati ma continuano a creare disagio: tensione costante, instabilità emotiva e relazionale, difficoltà nella gestione del lavoro e della vita quotidiana, impulsività e tendenza a comportamenti pericolosi. Spesso si associano ansia, depressione e rischio di isolamento sociale.
Processo diagnostico
Affrontare la diagnosi dell’ADHD richiede un approccio attento e strutturato. Il primo passo consiste nell’identificare la condizione di base attraverso una valutazione clinica completa, che include l’osservazione diretta dei comportamenti, la raccolta di informazioni anamnestiche da più fonti (come genitori, insegnanti e altri adulti significativi) e l’uso di test specifici. Un aspetto essenziale è la diagnosi differenziale, ovvero la capacità di distinguere l’ADHD da altre condizioni con sintomi simili, spesso legate a comorbidità di natura psichiatrica o neurologica.
Il protocollo diagnostico si basa su una raccolta sistematica di dati, che include:
Informazioni dettagliate provenienti da più contesti di vita del bambino
Una valutazione psichiatrica, neurologica e medica approfondita;
L’analisi delle abilità cognitive e delle competenze scolastiche;
L’impiego di strumenti diagnostici standardizzati, specificamente validati per i bambini italiani;
Una serie di accertamenti medici da eseguire solo in presenza di sospetti specifici, soprattutto prima di iniziare eventuali terapie farmacologiche.
Durante la valutazione diagnostica, il colloquio clinico e l’osservazione diretta restano centrali. Si esplorano non solo i sintomi, ma anche il livello di compromissione funzionale, la presenza di altre condizioni fisiche o psichiatriche, e la storia familiare. La diagnosi è quindi di tipo clinico. Le scale di valutazione, sebbene utili, non sostituiscono il giudizio del clinico esperto: servono come strumenti di supporto e per monitorare l’efficacia del trattamento nel tempo.
Conclusione
In conclusione, l’ADHD è un disturbo complesso e multifattoriale che si manifesta in modi diversi lungo tutto l’arco della vita. Comprendere queste trasformazioni è fondamentale per riconoscere il disturbo e offrire risposte adeguate: non solo in termini di diagnosi e trattamento, ma anche attraverso un supporto educativo, familiare e sociale che favorisca l’autonomia e il benessere della persona. Solo con un approccio consapevole e multidisciplinare è possibile aiutare chi convive con l’ADHD a esprimere al meglio il proprio potenziale, riducendo il rischio di esclusione e promuovendo un’inclusione reale in tutti gli ambiti della vita.
